Revista Væranda

La vita degli italo-brasiliani residenti in Italia

This piece was developed as a result of several discussions held in ITAL204, Corso di Perfezionamento, taught by Dr. Sara Dallavalle

Centro storico di Garibaldi
Vigneto a Bento Gonçalves

L’immigrazione di migliaia di italiani in Brasile è risultata nella creazione di una comunità culturale distinta: gli italo-brasiliani. Gli italo-brasiliani preservano ancora alcuni cibi, strutture architettoniche, elementi linguistici e aspetti sociali coltivati lì dai loro antenati. Poiché l’identità italo-brasiliana costituisce una gran parte dell’identità di molte persone, loro decidono di andare a vivere in Italia e sentono di stare tornando alla loro casa passata. Molti italo-brasiliani che vivono in Italia lavorano, si sposano, e addirittura acquisiscono doppia cittadinanza attraverso il diritto dello ius sanguinis. In questo modo, loro creano legami legali, professionali, familiari e sociali. Tuttavia, questo non significa che loro si sentano totalmente integrati nella società italiana.[i] Molti costumi italiani sono diversi da quelli brasiliani anche per gli italo-brasiliani, dunque l’esistenza di elementi culturali simili tra gli italiani e le famiglie italo-brasiliane non si traduce in una percezione di integrazione complessiva alla società italiana. In realtà, alcuni italo-brasiliani che vivono in Italia affermano che gli italiani non distinguono tra gli immigrati che sono discendenti di italiani e quelli che non lo sono. Queste esperienze sono contrarie alle aspettative degli italo-brasiliani che hanno sempre pensato di essere brasiliani e italiani. Conseguentemente, si creano sentimenti opposti di appartenenza storica ed estraneità attuale, rendendo l’esperienza culturale e sociale degli italo-brasiliani che vivono in Italia più complessa di quello che prevedevano.

 

L’immigrazione in Italia

L’immigrazione è un argomento di gran rilevanza in Italia, principalmente rispetto agli immigrati che fuggono dai conflitti pericolosi nei loro paesi d’origine. Secondo l’organizzazione umanitaria Medici per i Diritti Umani (MEDU), entro i primi dieci mesi del 2020, 26.962 immigrati sono arrivati via mare in Italia, e 573 sono morti.[ii] Ci sono immigrati trasferiti da 21 paesi africani e che arrivano a Lampedusa o nel Sud Italia per rimanere nella penisola o per raggiungere il Nord Europa.[iii]

Oltre agli africani, ci sono immigrati cinesi e dell’Est Europa, come l’Albania. Le diverse nazionalità d’origine degli immigrati in Italia sono rappresentate nell’arte e nella cultura italiane, come nel libro Amiche per la pelle, dalla scrittrice Laila Wadia, che tratta di un gruppo di amiche immigrate in Italia dall’India, dall’Albania, dalla Bosnia e dalla Cina.[iv] Un altro esempio è la canzone Non sono razzista ma…, dal rapper Willie Peyote, che parla del razzismo in Italia contro gli immigrati, come i cingalesi, cinesi e musulmani.[v] In questo modo, Peyote segnala come l’integrazione degli immigrati in Italia non è complessiva: loro sono visti dalla società italiana come stranieri, nel senso sia della nazionalità sia dei costumi e dello stile di vita.

Mentre ci sono movimenti di immigrazione in Italia dall’Africa, dall’Est Europa e dall’Asia per questioni di sicurezza e lavoro, i brasiliani rappresentano soltanto l’uno per cento delle persone che hanno acquisito un permesso di soggiorno per rimanere più di tre mesi in Italia.[vi] Tuttavia, l’85% delle richieste di cittadinanza italiana per diritto di sangue vengono dal Brasile.[vii] Di conseguenza, è importante studiare l’immigrazione brasiliana in Italia per comprendere l’effetto dello ius sanguinis e della storia dell’emigrazione italiana nella demografia attuale dei cittadini italiani nati in altri paesi.

 

L’immigrazione italiana in Brasile e gli italo-brasiliani

La canzone di Peyote menziona l’immigrazione dall’Italia in Argentina nel XIX e nel XX secolo: “L’immigrazione è la prima emergenza in televisione / Che poi non è tutta sta novità / Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone.”[viii]  Infatti, dopo le guerre di unificazione dell’Italia nel XIX secolo, circa sette milioni di italiani sono emigrati ad altri paesi tra il 1860 e il 1920.[ix] Questi emigrati volevano trovare lavoro e ottenere una qualità di vita superiore a quella che avevano nelle industrie e nelle fattorie italiane.[x]

In Brasile, più di 1,5 milioni di italiani sono arrivati tra il 1884 e il 1959 e sono andati a vivere principalmente nelle regioni Sud e Sud-Est, come São Paulo, Paraná e Rio Grande do Sul.[xi] Tra il 1870 e il 1930, il governo brasiliano ha sovvenzionato i biglietti di nave, l’alloggio e il lavoro iniziale degli immigrati italiani,[xii] azioni che hanno reso invitante l’opportunità di lasciare l’Italia per vivere in Brasile. Lì, gli italiani hanno lavorato nei campi di caffè e nelle fabbriche.[xiii]

Specialmente nel Sud del Brasile, gli italiani hanno anche fondato molte colonie che sono diventate città.[xiv] Nella Serra Gaúcha, una valle famosa per la sua produzione di uva e di vino, oltre che per la sua atmosfera europea, le città Garibaldi (Immagine 1) e Bento Gonçalves (Immagine 2) sono esempi di centri della cultura italo-brasiliana, vista attraverso l’architettura, il cibo e gli eventi turistici.

Come spiegano Zanini et al. (2014), gli italo-brasiliani cresciuti nelle regioni che hanno avuto forte presenza di immigrati italiani preservano aspetti della cultura italiana portati in Brasile più di un secolo fa. Le famiglie di cognome italiano organizzano feste ed eventi culturali per ricordare l’immigrazione e festeggiare la cultura italo-brasiliana.[xv] Come racconta una donna italo-brasiliana che vive in Italia, lei è cresciuta ascoltando parole del dialetto trentino, vedendo i giochi di carte e mangiando cibi della tradizione culinaria “italiana”.[xvi] Queste esperienze creano un senso di appartenenza alla cultura italiana e abbattono le barriere tra le generazioni: gli italo-brasiliani si sentono parte del processo di emigrazione dall’Italia e dicono “quando noi siamo venuti dall’Italia”, argomentano Zanini et al.[xvii]

Il “ritorno”

D’accordo con un sondaggio fatto nel 2007,[xviii] ci sono varie ragioni per cui centinaia di brasiliani richiedono un permesso di soggiorno in Italia:

  1. Il 63,2% si trasferisce per motivi famigliari (versus il valore medio di 33% tra tutti gli immigrati in Italia).
  2. Il 23,1% per motivi professionali (versus il 60,1%).
  3. Il 4,7% per motivi religiosi (versus il 1,2%).
  4. Il 9,0% per altri fattori.

In questo modo, è possibile vedere che i brasiliani chiedono di vivere in Italia molto più spesso per ragioni familiari o religiose rispetto agli immigrati di altri paesi. Si può anche notare che il lavoro non è una ragione tanto comune per gli immigrati brasiliani come per quelli di altri luoghi.

Secondo i sondaggisti, questi motivi per richiedere un permesso di soggiorno hanno origini religiose e storiche. Come l’Italia, il Brasile è uno stato con una ampia presenza del cattolicesimo, quindi il Vaticano e gli ordini religiosi esercitano un’attrazione sui fedeli.[xix] Rispetto ai brasiliani che richiedono il permesso di soggiorno per ragioni familiari, alcuni lo fanno perché vogliono sposarsi con i loro fidanzati italiani, mentre altri probabilmente lo fanno a causa dei loro legami di sangue con famiglie italiane: “è infatti verosimile che si tratti, almeno in parte, dei congiunti di quanti scelgono di ripercorrere in senso inverso i trasferimenti del passato, richiamati in Italia a motivo della coesione familiare”.[xx] In questo modo, le somiglianze religiose e di sangue tra i brasiliani e gli italiani sono ragioni per cui i brasiliani lasciano il Brasile per vivere in Italia.

Zanini et al. aggiungono a questa spiegazione le sfumature della prospettiva degli italo-brasiliani. Secondo loro, oltre ai legami familiari, la frustrazione multigenerazionale per non avere raggiunto uno status sociale ed economico elevato in Brasile rende persone di molte famiglie italo-brasiliane fiduciose di trovare opportunità di vita migliori in Italia, “progettando nel futuro e nella vecchia/nuova terra la realizzazione di un progetto di vita personale e familiare”.[xxi] In questo modo, l’immigrazione in Italia ha non solo ragioni economiche, ma anche familiari. Gli italo-brasiliani lasciano il Brasile speranzosi di trovare l’Italia magica che hanno idealizzato attraverso le feste, la cultura e i racconti delle loro famiglie.[xxii]

 

La cittadinanza, l’integrazione sociale e l’uguale-diverso

Molti brasiliani che chiedono permesso di soggiorno in Italia lo fanno mentre aspettano la cittadinanza italiana, la quale può essere acquisita attraverso la legge dello ius sanguinis.[xxiii] Tuttavia, sebbene siano cittadini italiani, sappiano parlare l’italiano e abbiano cognomi italiani, molti italo-brasiliani residenti in Italia non si sentono totalmente integrati nella società italiana.[xxiv]

Secondo alcuni brasiliani intervistati da Zanini et al., è necessario l’adattamento alle norme sociali italiane per sentirsi integrati e benvenuti.[xxv] I vestiti, ad esempio, non possono essere troppo corti, visto che molti italiani vedono le donne brasiliane come prostitute.[xxvi] Di fatto, molte donne cercano di mantenere l’immagine tradizionale di una “buona moglie e madre” per essere accettate dalle famiglie dei loro sposi.[xxvii]

Tuttavia, ci sono degli italo-brasiliani che affermano che, per loro, non c’è un modo di diventare totalmente parte della comunità italiana.[xxviii] D’accordo con Zanini et al., “attraverso il modo sia di vestirsi, sia di mangiare, sia di parlare, si arriva ad un punto in cui le differenze sono messe in evidenza”, differenze che gli italiani possono usare per discriminare gli italo-brasiliani.[xxix] Confrontati con questa realtà, alcuni italo-brasiliani si sentono stranieri in Italia, mentre altri creano un senso di uguale-diverso.[xxx] Ad ogni modo, l’idealizzazione di una Italia magica raccontata dai loro parenti si rompe, e la dualità Brasile-Italia diventa chiara per gli immigrati italo-brasiliani.[xxxi] Una donna immigrata intervistata da Zanini et al. racconta la sua esperienza di identificazione come brasiliana, non italiana: “non ho seguito le norme degli italiani di 150 anni fa, e sono brasiliana. Voglio dire: a 26 anni mi sono resa conto di essere brasiliana”.[xxxii]

Per risolvere il conflitto d’identità, lei e altri immigrati italo-brasiliani in Italia creano un senso di uguale-diverso, come spiegano Zanini et al.[xxxiii] Loro si sentono come a casa e immigrati allo stesso tempo perché sia preservano le memorie dei loro antenati italiani sia acquisiscono esperienze attuali.[xxxiv] In questo modo, benché la loro esperienza culturale e sociale sia complessa e loro non siano trattati diversamente dagli altri immigrati,[xxxv] molti italo-brasiliani riescono a creare un’identità che comprende le loro radici storiche e le loro esperienze personali o, come dicono Zanini et al., un’identità unita con un trattino.[xxxvi]

[i] Si veda Zanini et al. 2014, un saggio di ricerca etnografica sulla esperienza degli italo-brasiliani in Italia. Tutte le informazioni nelle frasi successive dell’introduzione sono state estratte parzialmente da questo saggio.

[ii] Si vedano i grafici e numeri nel sito internet della MEDU.

[iii] Si veda la mappa del sito internet della MEDU.

[iv] Si veda Wadia 2009.

[v] Si veda Peyote 2020.

[vi] Si veda Ministério de Relações Exteriores (MRE) 2020, 12.

[vii] Si veda Il Messaggero 2019.

[viii] Si veda Peyote 2020.

[ix] Si veda Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (IBGE) 2020.

[x] Si veda IBGE 2020.

[xi] Si veda Canali 2014.

[xii] Si veda IBGE 2020.

[xiii] Si veda Poubel 2020.

[xiv] Si veda Gasparetto 2020.

[xv] Si veda Zanini et al. 2014, 8 e 25.

[xvi] Si veda Zanini et al. 2014, 18.

[xvii] Si veda Zanini et al. 2014, 7.

[xviii] Si veda MRE 2020, 9.

[xix] Si veda MRE 2020, 9.

[xx] Si veda MRE 2020, 11.

[xxi] Si veda Zanini et al. 2014, 6.

[xxii] Si veda Zanini et al. 2014, 25.

[xxiii] Si vedano MRE 2020, 10 e Zanini et al. 2014, 7.

[xxiv] Si veda Zanini et al. 2014, 25.

[xxv] Si veda Zanini et al. 2014, 15-16.

[xxvi] Si veda Zanini et al. 2014, 11.

[xxvii] Si veda Zanini et al. 2014, 16.

[xxviii] Si veda Zanini et al. 2014, 25.

[xxix] Si veda Zanini et al. 2014, 16.

[xxx] Si veda Zanini et al. 2014, 25.

[xxxi] Si veda Zanini et al. 2014, 7 e 24-25.

[xxxii] Si veda Zanini et al. 2014, 24.

[xxxiii] Si veda Zanini et al. 2014, 25.

[xxxiv] Si veda Zanini et al. 2014, 22, 24 e 25.

[xxxv] Si veda Zanini et al. 2014, 10.

[xxxvi] Si veda Zanini et al. 2014, 19.

Bibliografia

Canali, Laura. “Il Brasile Italiano”. Rivista italiana di geopolítica. 26 giugno 2014.

https://www.limesonline.com/il-brasile-italiano/63336.

Gasparetto, Antonio Jr. “Colonização Italiana no Sul do Brasil”. InfoEscola. Accesso nel 11

dicembre 2020. https://www.infoescola.com/historia/colonizacao-italiana-no-sul-

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Il Messaggero. “Vengono dal Brasile l’85% delle richieste di cittadinanza per diritto di sangue”.

17 luglio 2019. https://www.ilmessaggero.it/italia/brasile_italia_dati_cittadinanza_istat-4

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Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística. “Razões da emigração italiana”. Brasil 500 anos.

            Accesso nel 11 dicembre 2020. https://brasil500anos.ibge.gov.br/territorio-brasileiro-e-

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  1. http://esodi.mediciperidirittiumani.org/grafici/.

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            dicembre 2020. http://esodi.mediciperidirittiumani.org/.

Ministério de Relações Exteriores. “La presenza brasiliana in Italia. Compendio statistico”.

Accesso nel 11 dicembre 2020. https://sistemas.mre.gov.br/kitweb/datafiles/BRMundo

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Peyote, Willie. “Io non sono razzista ma…”. Musixmatch. Aggiornato nel 21 gennaio 2020.

            https://www.musixmatch.com/lyrics/Willie-Peyote/Io-non-sono-razzista-ma.

Poubel, Mayra. “Imigração Italiana no Brasil”. InfoEscola. Accesso nel 11 dicembre 2020.

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Cristina Abbona-Sneider, Antonello Borra e Cristina Pausini. Yale University Press.

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Zanini, Maria C, Gláucia de Oliveira Assis e Luis Fernando Beneduzi. “Cidadãos de direito,

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ito-estrangeiros-de-fato-os-italo-brasileiros-na-italia/file.

Giácomo Ramos

Giácomo Ramos

Giácomo is a fourth-year Political Science and Anthropology major from Brazil. At UChicago, he is involved with Model United Nations, political education, and research. Giácomo likes to study political culture, democracy, civic education, and Latin American history. He has taken multiple Italian classes in the Romance Languages and Literatures Department to not only learn the Italian language, but also explore the historical connections between Italy and other countries, including Brazil. He hopes to become proficient in Italian and Spanish.